domenica 1 luglio 2012

Inventare un gioco!

Ciao a tutti e ben ritrovati!
Dopo il mio ultimo post con un argomento così delicato ho deciso di parlarvi nuovamente di qualcosa di più allegro.
Una volta con le mie compagne ho svolto una lezione di educazione fisica un po' particolare ... Dovevamo inventare un nuovo gioco che avremo poi proposto a dei bambini dell'asilo. Facile no?
Invece, non era facile per niente ... Dovevamo tenere conto dell'età dei bambini e del loro sviluppo cognitivo e fisico e il che si traduceva in un gioco con poche regole semplici e chiare e soprattutto un gioco divertente!
Così abbiamo iniziato a pensare a quali strumenti avremmo potuto utilizzare: abbiamo scelto dei cerchi da posizionare sul pavimento e i bambini avrebbero dovuto passare da un cerchio all'altro fino a che la musica non smetteva di suonare e qualcuno non sarebbe rimasto fuori. Poche regole ma un gioco che richiede concentrazione e coordinazione.
Questa apparentemente semplice consegna in realtà ha richiesto organizzazione ed un progetto alla sua base, proprio come ogni azione educativa esige.
Ma l'elemento essenziale era la fantasia ... In fondo la ricetta magica è proprio questa: immaginazione e creatività per entrare nel meraviglioso mondo dei bambini!
Non credete anche voi?
Un bacio.

giovedì 21 giugno 2012

Articolo di giornale sul maltrattamento dei bambini in un asilo

Ciao a tutti.
Finora vi ho parlato di tutte le mie esperienze di tirocinio ... Argomenti allegri e positivi, mentre oggi ho deciso di trattare un argomento un po' delicato e particolare: il maltrattamento subito da alcuni bambini dalle maestre del loro asilo.
Anche quest'anno infatti si sono verificati ancora episodi così incresciosi e visto il tema da me scelto per il mio blog ho scelto di riportarvi l'articolo di cronaca del giornale l' "Avvenire":

28 gennaio 2012

Bimbi picchiati e maltrattati all'asilo,
maestra arrestata nel Bresciano
Le telecamere nascoste hanno ripreso scene persino difficili da raccontare. In un caso si vede un bimbo che ha appena vomitato e viene costretto dalla maestra a rimangiare quello che ha rigurgitato. In un altro un bimbo straniero viene violentemente strattonato perché non sta fermo. Ad altri toccano schiaffi e pizzicotti. L'educatrice è stata arrestata non appena i carabinieri hanno avuto in mano elementi sufficienti. Sono andati a prenderla venerdì mattina direttamente in asilo.
Un'altra vicenda di maltrattamenti in una scuola materna è stata scoperta dai carabinieri a Anfo, comune di 450 abitanti in Valle Sabbia. Sotto choc tutti gli abitante e soprattutto i genitori, nessuno, dei quali, a quanto si è appreso finora, aveva mai notato segnali di disagio tra i figli. L'educatrice arrestata ha 52 anni, separata, 2 figli maggiorenni. Alla scuola materna di Anfo è arrivata nel settembre scorso, da un altro asilo del bresciano. Sedici in tutto i bambini, tra i 3 e i 6 anni, affidati a 2 maestre, 2 assistenti per i piccoli che hanno
bisogno di maggiore assistenza, una cuoca. I carabinieri non hanno rivelato chi, alla fine dello scorso anno, si è recato in caserma per raccontare la strana gestione dell'educatrice arrestata. I carabinieri hanno posizionato subito nell'asilo le telecamere e, hanno riferito sabato in una conferenza stampa, tutti i racconti hanno avuto conferma.
L'educatrice se la prendeva in particolare con 4 dei 16 bambini. Due sono figli di stranieri, gli altri due hanno
qualche problema di adattamento e socializzazione. Per loro l'asilo si trasformava in un lager soprattutto al momento del pranzo e del pisolino pomeridiano. Chi non voleva mangiare veniva pizzicato, preso a sberle, costretto a ingurgitare il cibo a forza. Le telecamere hanno ripreso la scena di un bimbo che dopo
aver ingoiato a forza un boccone vomita e la maestra lo costringe a rimangiare quello che ha sputato. Gli altri bimbi assistono spaventati.
Ieri mattina gli inquirenti hanno deciso che avevano abbastanza conferme e i carabinieri si sono recati all'asilo, giusto in tempo per assistere di persona ai sistemi educativi della maestra. Lei si è messa a piangere e si è lasciata portare via. Lunedì ci sarà l'interrogatorio di convalida.

Leggendo questo articolo mi sono venuti i brividi ... Ma come è possibile fare delle azioni del genere a dei bambini soprattutto! Come ben sapete ho fatto parecchi stage con i bambini quindi mi sento molto colpita dall'argomento ... E' come se mentre facevo lo stage avessi fatto io quelle bruttissime cose, perchè educatrici proprio come me, proprio il lavoro che io desidero fare in futuro sono arrivate a fare ciò. Non riesco veramente a concepire le parole che ho letto ... Oltretutto maestre con molta esperienza alle spalle immagino ... Ma quello che io mi chiedo: è vero che questa professione si apprende, ma comunque bisogna avere una certa disposizione e se essa manca perchè fare questo lavoro ... per poi arrivare a compiere azioni così? Inoltre, soprattutto contro bambini stranieri e con problemi di disagio ... La pedagogia e la pedagogia interculturale che tanto si studia dove sono finite? Penso anche ai genitori di quei poveri bambini ... Come si possono sentire? Portano i loro bambini a scuola, quello che dovrebbe essere un luogo di sicurezza e protezione, con le maestre, persone di fiducia e invece sono state quelle stesse persone a maltrattare i loro bambini. Non ci sono veramente parole da esprimere sull'accaduto. Spero solo che vengano condannate e che assolutamente non tornino mai più a contatto con bambini e a lavorare nuovamente in asilo.

domenica 17 giugno 2012

Recita di fine anno

Salve a tutti!
La scorsa settimana sono andata a vedere le recita di fine anno dei bambini della scuola dell'infanzia della mia città. Questa volta quindi sono stata una spettatrice :) e sapete chi ho ritrovato? Ho rivisto di nuovo alcuni bambini che avevo conosciuto quando io e le mie compagne di liceo eravamo andate lì per mettere in scena le rappresentazioni di "Alla ricerca di Nemo" e "Madagascar" ricordate? All'epoca per loro era il primo anno ed erano pulcini ( 3 anni) , mentre ora sono ranocchi ( 5 anni) e sono cresciuti moltissimo ed è l'ultimo anno e a settembre sono pronti per iniziare la scuola elementare.
Il progetto che ha accompagnato tutti i bambini per l'intero anno aveva come tema principale quello della cittadinanza. Voi penserete non è forse un tema un po' complesso per bambini della loro età? In realtà le maestre ci hanno detto che i bambini sono stati bravissimi e questa proposta li ha aiutati a prendere coscienza della loro identità e comprendere di appartenere ad una comunità fondata su dei diritti e dei doveri molto importanti.
Per introdurre questo tema ai pulcini di 3 anni le maestre hanno scelto di utilizzare la storia di Verdik, un alieno che ha rubato l'astronave all'insaputa del papà ed è atterrato nel nostro pianeta perchè rimasto senza benzina. Attraverso questa storia simpatica è stato possibile far capire ai bambini la diversità e che ci sono delle regole ed è importante imparare a rispettarle per essere un buon cittadino. Dunque, i piccoli hanno ballato sulle note di alcune canzoni accompagnati dalle maestre per inscenare questa prima parte del progetto affrontato durante l'anno.
Inoltre, le maestre ci hanno spiegato che nel corso dell'anno sono venuti a far visita ai bambini i poliziotti, i vigili del fuoco, i dottori, i marinai, gli infermieri: così i piccoli hanno imparato i diversi mestieri indispensabili per una comunità e a non aver paura delle forze dell'ordine o dei medici.
I gattini (4 anni) e i più grandi i ranocchi indossando il camice o le uniformi dei diversi mestieri appena citati hanno ballato tutti insieme.
E' stato così bello vedere tutti questi piccoli con quei vestiti partecipare ai balletti; le maestre bravissime ad organizzare tutto, i balletti, le musiche, le scenografie. Mentre guardavo lo spettacolo, pensavo che è per quei bambini che è bello il lavoro che ho scelto, per vedere i loro sorrisi e spero un giorno di diventare brava proprio come quelle maestre.
Un bacio J.

sabato 9 giugno 2012

Progetto di visita ad una scuola steineriana



Verso la fine dell’ultimo anno di liceo io e le mie compagne abbiamo fatto visita alla scuola Waldorf Aurora a Cittadella  per cogliere gli elementi caratterizzanti di questa pedagogia.
Questo metodo nacque nel 1919 a Stoccarda, in particolare nella fabbrica Waldorf-Astoria, dove il direttore scelse questa metodologia per istruire i figli degli operai della sua fabbrica.
In questo modo venne fondata la prima scuola steineriana, attraverso dei principi base tutt’ora caratteristici e che noi abbiamo scoperto durante la visita.
Questa pedagogia si propone di risvegliare appieno le facoltà dell’essere umano nel suo percorso evolutivo, quale essere triarticolato ossia tripartito nelle capacità di pensare, sentire e volere. Cosa importante è che deve essere data la possibilità al discente di auto-elaborazione nei giusti modi e tempi.
Elemento caratterizzante è il rifiuto di un insegnamento nozionistico più proprio delle nostre scuole, per coltivare le discipline artistiche, quali la musica, il teatro, la pittura, il modellaggio, l’artigianato e lavori manuali come l’uncinetto e la costruzione di veri e propri macchinari tecnologici nelle classe più avanzate, tralasciate e poste più in secondo piano dall’insegnamento tradizionale. Abbiamo visto i bambini dai 3 ai 6 anni totalmente liberi di giocare all’aria aperta sempre sotto la supervisione dell’insegnante, la quale ci ha mostrato i disegni da loro realizzati: con i colori degli acquerelli hanno espresso totalmente le loro emozioni e la loro interiorità dando vita a delle rappresentazioni colorate ma comunicative; una cosa sorprendente per bambini della loro età. I bambini dai 6 agli 11 anni invece, indossavano in classe delle pantofole e avevano degli astucci realizzati proprio da loro con la tecnica dell’uncinetto. Abbiamo avuto modo di vedere il loro teatro dove regolarmente i bambini mettevano in scena delle rappresentazioni. I ragazzi più grandi ci hanno mostrato gli strumenti in legno che loro stessi stavano realizzando.
L’insegnante inoltre, ci ha parlato di un progetto realizzato con i bambini in una fattoria lì vicino: stavano trattando il tema della terra e della campagna e quale modo migliore di sperimentarlo in prima persona, svolgendo in modo attivo i lavori all’interno nella fattoria, vedendo in un secondo momento le piante cresciute che loro avevano piantato.
Poi abbiamo scoperto l’assoluta mancanza di libri: i bambini stessi realizzavano i loro quaderni e si occupavano del materiale che avrebbero poi studiato.
Le discipline vengono trattate a periodi o “epoche” che solitamente vanno dalle tre alle sei settimane consecutive, tutte le mattine nelle prime due ore di lezione.
Questo tipo di istituzione scolastica prevede l’autogestione nei consigli di classe da parte degli insegnanti e la loro completa autonomia e l’autofinanziamento mediante delle donazioni.
Una cosa che mi ha colpito molto è l’assenza di pagelle alla fine dell’anno, sostituite da una poesia per i bambini scritta dagli insegnanti per ciascuno dei loro alunni e che parla proprio di loro e del loro percorso di apprendimento durante l’anno.
Dunque, questo tipo di pedagogia si può riassumere come un “educare alla libertà”, un’azione educativa che avviene “da anima ad anima”, passando dall’anima dell’adulto a quella dell’allievo, per uno sviluppo armonico di tutti i suoi elementi e il raggiungimento dell’integrità della persona nei suoi aspetti corporei, emozionali, intellettivi. Un accento importante nell'impostazione educativa proposta da Steiner viene posto  per quanto riguarda il cammino di autoeducazione.
Questo progetto di visita alla scuola steineriana l’ho trovato molto interessante e mi ha permesso di comprendere meglio le idee alla sua base: questo tipo di scuola non è molto conosciuta in Italia e propone una filosofia di pensiero diversa rispetto alla scuola tradizionale, ma non per questo meno valida o meno efficiente.; piuttosto credo che ne valga la pena conoscerla e diffonderla.
Se non sapevate molto della pedagogia Waldorf spero di esservi stata d’aiuto per conoscerla un po’ meglio. :) Baci

giovedì 31 maggio 2012

Di nuovo al girotondo!

Buongiorno a tutti!
Ebbene si, terminata la quarta superiore durante l'estate sono tornata per un altro tirocinio all'asilo "Il Girotondo" che ormai conoscete molto bene anche voi.
Vista l'esperienza assolutamente positiva dell'anno precedente ho voluto effettuare il tirocinio ancora lì.
Magari vi starete chiedendo ma perchè di nuovo lì se c'eri già stata ed il tirocinio l'avevi già svolto?
Io vi rispondo che ero stata così contenta dello stage dell'anno scorso, che non vedevo l'ora di poter ritornarci e poi c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare ed è proprio con l'esperienza e la pratica che si affinano le proprie abilità e conoscenze.
Naturalmente questa volta era tutto più facile: le maestre avevo avuto modo di conoscerle l'anno scorso e si era già instaurata una buona intesa ed una relazione positiva; il servizio sapevo come era strutturato e ci avevo già familiarizzato; conoscevo i tempi e le attività da svolgere con i bambini.
Le maestre erano felici di rivedermi e ho ritrovato anche alcuni bambini che c'erano l'anno scorso: quanto erano cresciuti! Poi c'erano molti bambini nuovi per me che avrei dovuto conoscere e con cui stabilire una relazione educativa.
Perciò avevo una buona base di partenza e non dovevo fare altro che mantenere la freschezza e l'entusiasmo e mettere in pratica ciò che avevo imparato l'anno prima per migliorare ancora.
Questa volta sarei andata dal 12 luglio al 6 agosto 2010 e in particolare le prime due settimane al pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30 e le ultime due al mattino dalle 8.30 alle 12.30.
In questo modo a differenza dell'anno precedente potevo sperimentare anche il lavoro durante il pomeriggio: i bambini rimasti non erano molti, perciò stavamo tutti insieme sia i bambini più grandicelli sia i più piccoli, avevano già pranzato ed ere l'ora del pisolino. Poi si passava alle attività ludiche, alla musica, il disegno e la merenda, tutti compiti di cui avevo già padronanza grazie all'anno scorso.
Quest'anno potevo anche occuparmi del cambio dei pannolini ed ero contenta di questo perchè era un qualcosa  di nuovo da imparare e da aggiungere al mio bagaglio. Devo dire che ho imparato presto come fare, ma naturalmente è un momento intimo per il bambino e alcuni facevano i capricci perchè erano abituati ad un'altra educatrice e la preferivano. Ma questo è stato uno stimolo in più: si trattava di di avere pazienza e di instaurare una relazione di fiducia con il piccolo.
Anche al mattino mi era stato affidato un nuovo compito: potevo entrare nella cucina per preparare il pranzo per i bambini.
Nelle attività da svolgere si sono rivelati molto utili i "trucchi" del mestiere scoperti l'anno scorso: mi ricordavo ancora le canzoncine che loro adoravano, le bolle di sapone li faceva impazzire e i crackers per merenda erano perfetti.
Mi sono sorpresa della sicurezza che dimostravo nei compiti e della padronanza con cui gestivo alcune situazioni, che sicuramente l'anno scorso mi avrebbero spaventato, come ad esempio mediare tra due bambini se bisticciavano per uno stesso giocattolo oppure come intervenire se un bambino si faceva male giocando. Ciò mi ha fatto capire che ero cresciuta tanto dall'anno scorso e lo stage mi aveva aiutato in questo e soprattutto mi vedevo sempre più "educatrice" nel futuro, sicura dell'università che avrei scelto.
E cosa c'è di meglio di una bella festa per terminare lo stage?  Il tirocinio si concludeva nello stesso periodo dell'anno scorso e con la festa festeggiavamo il mio compleanno, la fine del mio lavoro lì e soprattutto i bambini perchè sono sempre loro al centro di tutto.
Spero che il mio racconto vi sia piaciuto e di non essere stata ripetitiva :)
A presto. Un bacio J

giovedì 24 maggio 2012

Pensare ai bambini

Ciao!
Vorrei proporvi una domanda:
Quando pensate ai bambini che cosa vi viene in mente? Sorrisi, pianti, capricci, dolcezza, confusione, gioco, amore ...
A questo proposito riporto una poesia di Janusz Korczak:


Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perchè bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi,
curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E' piuttosto il fatto di essere
obbligati ad innalzarsi fino all'altezza 
dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla
punta dei piedi.
Per non ferirli.
(Janusz Korczak)


La poesia di questo grande pedagogista mi piace molto perchè secondo me è proprio così  e la rivedo nella mia esperienza di tirocinio al Girotondo.

Visto il collegamento con questo asilo vi mostro alcuni disegni dei bambini che non ho ancora avuto modo di presentarvi e che magari vi danno modo di ripensare alla poesia che vi ho proposto.





lunedì 21 maggio 2012

Libri ai bambini!

Ciao!!!
Oggi volevo fare riferimento ad un tema per me molto importante: la lettura.
Una mia compagna durante la quarta superiore stava svolgendo il tirocinio in una libreria ed io la ho aiutata per realizzare un nuovo progetto, che prevedeva degli incontri interamente dedicati ai bambini accompagnati dai nonni, genitori, familiari, educatori o insegnanti per farli avvicinare al mondo dei libri ed infondere loro la curiosità verso essi. Un pretesto per far capire ai bambini l'importanza di un buon libro come compagno, divertendosi. Far comprendere che anche la voce gioca un ruolo importante nella lettura: pause, cadenze, modulazione per accompagnare il senso ed il significato del racconto.
Tanti libri con cui approcciarsi, da guardare e per prima cosa da toccare per iniziare a stabilire una prima relazione.
Libri di tanti materiali diversi: alcuni morbidi, duri, lisci, altri ruvidi, trasparenti, elastici; con i buchi, con le pagine tagliate o sagomate; alcune una volta aperti mostrano molte sorprese; libri coloratissimi, illustrati con figure realistiche o frutto della fantasia, ricchi di immagini e filastrocche oppure con fotografie o in bianco e nero.
Libri di storie semplici da leggere ed ascoltare per alimentare la mente, imparando la vita quotidiana nella realtà e nell'immaginazione ... perchè con i bambini bisogna riscoprire la fantasia ...ma soprattutto per stare insieme condividendo pensieri, emozioni ed esperienze per crescere insieme.

giovedì 17 maggio 2012

Conclusioni e confronto

Il tirocinio presso il reparto pediatrico e quello svolto all'asilo "Il Girotonodo" sono stati di natura diversissima. 
Come tutti sapete l'ospedale è un luogo un po' particolare e nonostante sapessi che mi trovavo lì il qualità soprattutto di osservatrice, in quanto naturalmente non avevo nè la preparazione nè le competenze adeguate per poter svolgere una benchè minima attività di natura medica, spesso mi sono sentita fuori posto, d'intralcio e mi ponevo la domanda di cosa facessi lì. Infatti, avevo l'impressione che alcuni membri del personale non fossero molto felici e non mostrassero tanta disponibilità ad avere accanto noi tirocinanti perchè molto probabilmente ci vedevano d'ostacolo al loro lavoro, sebbene non facessimo nulla per risultare d'intralcio, poichè comprendevamo la situazione e volevamo proprio evitare questo inconveniente e ciò ha contribuito ad accentuare questo senso di inadeguatezza. Al contrario alcuni erano veramente gentili e disponibili nei nostri cofronti e credevano nella natura e nel fine preposto dal tirocinio. Dunque, con il passare del tempo è un po' migliorato conoscendo la struttura del reparto e ambientandoci, ma non mi sono mai sentita veramente a mio agio.
Non penso a questo stage in modo negativo, ma sicuramnnte ho preferito quello al nido.
In primo luogo come vi ho già raccontato in precedenza, all'asilo ero io in prima persona a svolgere i compiti in modo attivo e naturalmente non potevo aspettarmi di fare lo stesso anche all'ospedale, ma quando non c'erano molti neonati devo dire che mi sono annoiata, poichè il nostro margine di attività era ancora più limitato.
Certamente è stata un'esperienza che mi ha fatto crescere e mi ha regalato bei momenti.
Oltretutto come fine preposto dello stage, mi ha aiutata ad orientarmi meglio e ad acquistare maggior sicurezza in vista della scelta dell'università: ho compreso che l'ospedale non era il posto che faceva per me e che non avrei intrapreso studi nell'area medica e così si apriva ancora di più la strada per diventare educatrice. 
J

giovedì 10 maggio 2012

Ma al reparto pediatrico cosa si fa?

Ciao!
Io direi di continuare a parlarvi del tirocinio nel reparto di pediatria.
In questo momento vi starete chiedendo ma che cosa hai fatto concretamente in un ospedale? Tranquilli, perchè ora risolviamo subito questo piccolo dubbio.
Alcune volte ho affiancato l'ostetrica o il medico e ho assistito ad un'ecografia e devo dire che è stato veramente emozionante vedere il piccolino nello schermo e sentire il battito del suo cuoricino e vedere la luce negli occhi dei genitori pieni di felicità.
Un'altra volta invece, ho tenuto compagnia ad una donna durante il travaglio ...
Ho potuto vedere una donna appena uscita dalla sala parto, stanca ma felice di abbracciare la sua piccola.
Potete immaginare che mix di emozioni!
Ho anche accompagnato un'infermiera nel giro di visita nel reparto pediatrico con i bambini ricoverati.
La maggior parte del tempo la trascorrevo al nido, dove sistemavo i lettini durante l'orario di visita e cercavo di calmarli quando piangevano. In un secondo momento osservavo l'infermiera che faceva il prelievo e gli accertamenti ai piccoli e cambiava loro il pannolino; poi erano pronti perchè noi li portassimo in stanza della mamma per la poppata. Alcune volte quando le mamme erano distese e non potevano alzarsi toccava a me prendere in braccio il piccolo e porgerglielo: facevo il tutto con la massima delicatezza ed attenzione ed era tra le cose che più mi piaceva fare.
Uno dei momenti che mi ha regalato un'emozione fortissima è stato quando l'infermiera mi ha dato in braccio uno dei piccoli che avrebbe dovuto essere stato adottato per dare il biberon: è stato bellissimo!
Prima di terminare, passavamo da ciascuna mamma per ritirare il cambio.
 Nel prossimo post concluderò con alcune mie riflessioni ed un confronto con lo stage stage effettuato al nido. J                      







Al reparto pediatrico



Salve a tutti!
Come già vi ho anticipato durante la quarta superiore ho effettuato un'attività di tirocinio presso il reparto pediatrico della mia città in coppia con una mia compagna di classe: precisamente tutti i mercoledì pomeriggio dal 7 aprile al 9 giugno 2010 dalle 14.30 alle 17.30.
Ora vi spiego brevemente in cosa consisteva lo stage. 
Il suo fine era quello di consentire di integrare la formazione liceale con un percorso di orientamento formativo finalizzato ad agevolare le scelte post-secondarie, mediante la conoscenza di un settore professionale nell'ambito dei servizi ospedalieri.
Le attività previste erano: nel reparto di pediatria, affiancare in qualità di osservatrice il personale nelle attività giornaliere; interagire e svolgere attività ludiche con i pazienti dell'ambulatorio pediatrico; in ostetricia e sala parto affiancare il personale per osservare le attività giornaliere e tenere compagnia alle pazienti.
Noi naturalmente dovevamo seguire le indicazioni dei tutori e fare riferimento ad essi per qualsiasi esigenza di tipo organizzativo ed altre evenienze. Dovevamo rispettare gli obblighi di riservatezza riguardo alle persone, i processi produttivi, i prodotti ed altre notizie riguardo l'azienda ospedaliera. Cosa importante era il rispetto dei regolamenti ed elle norme previste in materia di igiene e sicurezza.
Nel post successivo vi spiegherò un po' le attività svolte dal mio punto di vista.
A presto.  J

giovedì 3 maggio 2012

"Madagascar"




Ciao!
Eravamo rimasti al racconto dello spettacolo “Alla ricerca di Nemo”. Il giorno seguente le mie compagne hanno messo in scena il cartone “Madagascar”, mentre noi eravamo delle spettatrici proprio come i bambini.
Anche le mie compagne si sono impegnate per realizzare il copione con vocaboli semplici, i costumi, il trucco e la sceneggiatura con un grande cartellone per ricreare un paesaggio esotico … Ma come mai un paesaggio esotico? La storia infatti vede come protagonisti quattro amici: Marty la Zebra, Alex Il Leone, Gloria l'Ippopotamo, Melman la Giraffa.
Essi conducono una vita tranquilla nello zoo di Central Park a New York dove sono coccolati con pasti deliziosi, ogni comodità e l’ammirazione dei visitatori. Marty però, inizia a pensare che ci sia un mondo più grande fuori da scoprire e che quello sia il vero posto in cui devono vivere: la natura. I suoi amici cercano di dissuaderlo da quella idea folle per loro e sembra che ci siano riusciti, ma in realtà nella notte Marty fugge dallo zoo. I suoi amici si mettono subito alla ricerca delle sue tracce e tutti quattro vengono catturati da un gruppo di animalisti , che nell’intento di dare libertà agli animali li spedisce in una riserva naturale; ma la nave viene dirottata dai quattro pinguini Skipper, Rico, Kowalski e Soldato e così finiscono nell'isola di Madagascar. Qui, vengono accolti da una simpatica banda di lemuri con il loro Re Julien. 
I quattro inseparabili amici però, dovranno fare i conti con i loro istinti e pensare alla loro sopravvivenza: questo si rivelerà un compito difficile soprattutto per il leone Alex.  Ma Marty, Alex, Gloria e Melman riusciranno a superare le difficoltà e a rafforzare il loro legame di amicizia ancora di più.
Questo spettacolo ha fatto divertire molto i piccoli e i balletti sulle note di "New York New York" e "I like to move it" hanno fatto la gioia dei bambini!

mercoledì 2 maggio 2012

"ALLA RICERCA DI NEMO"



Ciao a tutti!
Oggi sono qui per parlarvi del progetto teatrale che io e le mie compagne con le professoressa di educazione fisica abbiamo realizzato durante la quarta superiore per una scuola dell'infanzia.
Come potete intuire dal titolo una parte della classe ha rappresentato il cartone Disney "Alla ricerca di Nemo", mentre l'altra parte "Madagascar", ma di questo ve ne parlerò la prossima volta.
Abbiamo scelto questo cartone perchè pensavamo sarebbe piaciuto sia ai bambini e sia alle bambine e fosse ricco di temi importanti quali la famiglia, l'amicizia, il viaggio, l'avventura, il coraggio e ela determinazione.
Per chi non lo sapesse, "Alla ricerca di Nemo" racconta la storia di un pesciolino pagliaccio di nome Nemo che disobbedisce al papà Marlin un po' troppo protettivo, allontanandosi per nuotare in mare aperto; ma sfortunatamente viene catturato da un sub e finisce nell'acquario di un dentista a Sidney in Australia insieme ad altri pesci. Il papà Marlin spinto dall'amore per il figlio e dalla voglia di ritrovarlo supera le sue paure e si avventura nell'oceano alla ricerca del figlio. Durante il suo viaggio incontra una pesciolina un po' smemorina, Dori, che finirà per accompagnarlo in questa avventura ricca di pericoli e peripezie. Nel frattempo Nemo ed i suoi nuovi amici dell'acquario escogitano una via di fuga. Alla fine Marlin riesce a riabbracciare Nemo e insieme a Dori ritornano a casa ancora più uniti e con molti più amici e anche gli altri pesci dell'acquario riescono a fuggire.
Mettere in scena questo racconto è stata una bella sfida: abbiamo attribuito a ciascuno un ruolo; cosa più difficile abbiamo dovuto scremare l'intera storia per farne un riassunto e rappresentare gli episodi principali in modo che i bambini tra i 3 e i 5 anni riuscissero a seguire il filo della storia e soprattutto scegliere un linguaggio semplice adattoa i piccoli. Ci siamo divertite a creare la sceneggiatura mediante un grande cartellone che rappresentava l'oceano ricco di pesciolini e i costumi e il trucco.
Durante lo spettacolo e alla fine abbiamo inserito delle musiche come "In fondo al mar" e "Il coccodrillo come fa" per far partecipare e ballare i bambini con noi:il momento in assoluto preferito dai piccoli.
E' stato impegnativo ma una bella esperienza da ricordare, ripagata dai visi carichidi stupore e di meraviglia dei bambini, ma soprattutto dai loro sorrisi e cosa fondamentale ci ha permesso di interagire in modo diretto con i piccoli.
Vi è piaciuta questa storia? La prossima volta sarà dedicata all'altra rappresentazione " Madagascar". Baci 

sabato 28 aprile 2012

Diventare educatrice al nido


Eccomi di nuovo qui!
A questo punto vi ho raccontato tutto ed è il momento di tirare un po’ le somme …
Questa esperienza è stata veramente fondamentale per me in quanto mi ha permesso di avvicinarmi e scoprire veramente il mondo dei bambini e comprendere che è questo il lavoro che voglio fare.
Centrale è l’osservazione in quanto con bambini da 0-3 anni è fondamentale saper comprendere ed interpretare il linguaggio non verbale ossia le espressioni, i gesti, la postura, i movimenti, i mugolii, i sospiri e i silenzi.
Sperimentando concretamente cosa significa essere educatore ho potuto collegare questa esperienza con gli studi intrapresi ora all’università: alla base di tutto c’è una logica progettuale, niente è lasciato allo spontaneismo e lo strumento principe di questa professione è la relazione educativa.
Ciò che non si deve assolutamente dimenticare è che al centro del nostro servizio c’è il bambino con le sue caratteristiche e i suoi bisogni e le sue potenzialità ed è nostro compito aiutarlo ed accompagnarlo nel suo processo di crescita.
Questa professione sembra un lavoro impossibile in quanto non sempre si raggiungono gli obiettivi prefissati e pare che gli sforzi compiuti siano stati inutili: ma per fare questo mestiere bisogna essere pronti e consapevoli che possono rientrare molte variabili e non tutto è in nostro potere, ma dobbiamo fare del nostro meglio e non scoraggiarci.
Oltretutto penso che un sorriso ed un abbraccio che ti regala un bambino ripaghi di tutto l’impegno e il lavoro che si è svolto.
Io ho fatto tesoro del tirocinio svolto in quanto mi ha permesso di crescere molto e di riflettere su me stessa. Guardando al futuro ho voglia di crescere ancora e di continuare ad imparare, ma soprattutto mi vedo educatrice pronta a lavorare con tutto l’impegno possibile e imparare dai piccoli e dal loro mondo ricco di bellezza e fantasie.
Nel prossimo post continuerò con nuovi racconti :) baci

giovedì 26 aprile 2012

Come fare?

Le difficoltà e i sorrisi

Cari amici,
come vi ho già accennato raccontandovi del primo giorno e come avrete potuto intuire, questo tirocinio non è stato semplice, ma anzi pieno di ostacoli. Ma in fondo a chi piacciono le cose facili?
Il primo giorno è stato assolutamente quello più difficile: entravo a far parte di un ambiente nuovo che non conoscevo, dovevo abituarmi ad esso ed entrare in relazione con le colleghe e soprattutto con i bambini; ma anche le educatrici e i bambini stessi dovevano conoscermi ed abituarsi alla mia presenza.
La mia paura più grande che mi ha accompagnata soprattutto nei primi tempi era quella di non essere all’altezza del mio compito e che questa esperienza risultasse un fallimento. Ma fortunamente essa poi è scomparsa: il disorientamento e l’incertezza hanno lasciato spazio a più serenità e consapevolezza. Giorno per giorno e con l’aiuto delle altre educatrici che mi hanno guidato in questo percorso, ho imparato a muovermi nell’ambiente e comprendere quale era il mio ruolo e quali compiti dovevo eseguire concretamente, ma cosa più importante ho imparato a conoscere ogni singolo bambino con le sue caratteristiche, le sue esigenze e a relazionarmi con loro.
Alcuni episodi penso possano essere esplicativi delle difficoltà che ho incontrato: a volte rimanevo da sola con più bambini e quindi dovevo gestirli e controllarli io e soprattutto all’inizio che per loro ero una persona nuova, non mi ascoltavano e così regnava il chiasso e il disordine totale. Ma non mi facevo prendere dal panico, facevo un bel respiro e prendevo in mano la situazione: in modo deciso dicevo ai bambini di non urlare e mi inventavo un gioco da poter fare tutti insieme così da rimanere uniti e averli tutti sotto i miei occhi. Un episodio simile mi è accaduto quando dovevo occuparmi del momento del disegno con i bambini più grandi: alcuni si rifiutavano di colorare e volevano continuare a giocare e così distraevano gli altri ed erano un intralcio all’attività. L’altra educatrice mi ha vista un po’ in difficoltà ed è intervenuta e ha fatto in modo che tutti i bambini le obbedissero e si sedessero per colorare. Questo non l’ho visto come una sconfitta, ma anzi in quel momento le ero grata di essere intervenuta; infatti penso sia un gesto di grande maturità riconoscere la propria difficoltà e lasciarsi aiutare. Ho sempre considerato l’aiuto delle altre educatrici molto prezioso, in quanto avevo molto da imparare da loro e io mi trovavo solo all’inizio. Un altro momento in cui ho dimostrato un po’ di indecisione è quello del pranzo: alcuni bambini tra i più grandi si rifiutavano di mangiare e io non sapevo cosa fare, perché da un lato non volevo sgridarli e obbligarli a mangiare se non volevano, ma dall’altro erano abituati a fare i capricci e a non voler mangiare tutti i giorni. Poi, pensavo che vedendomi come la maestra nuova e non la loro educatrice di riferimento se ne approfittassero un pochino: l’altra educatrice mi ha aiutata perché anche lei aveva capito che facevano i furbetti con me e li ha sgridati e li ha fatti mangiare almeno un po’. Questi episodi non li vedo in modo negativo, ma anzi hanno fatto parte della mia esperienza e li voglio ricordare molto bene, perché è proprio con l’esperienza che si impara. Oltretutto la cosa più importante e di cui vado orgogliosa è che con il tempo sono riuscita a fronteggiare situazioni come queste, superando così quello che rappresentava per me uno dei tanti scogli.
I momenti che ricordo con affetto e tenerezza è quando prendevo in braccio i più piccoli e li coccolavo o li cullavo per farli addormentare; quando mi cercavano per mostrarmi una cosa o per raccontarmi qualcosa o per farsi consolare da me o erano tristi se mi allontanavo, mi riempivano di gioia, perché voleva dire che non ero più una persona nuova e a loro estranea ma avevo conquistato la loro fiducia ed ero riuscita a relazionarmi veramente con loro.
 L’ultimo giorno di tirocinio è stato triste ma anche tra i più belli in quanto mi ha dato ancora dimostrazione che non ero più un estranea o invisibile, ma avevo fatto un buon lavoro ed ero riuscita a costruire veramente qualcosa con quei bambini: in quei giorni avevo compiuto gli anni e così abbiamo fatto una grande festa per festeggiare insieme il mio compleanno e anche come saluto visto che avevo concluso il mio tirocinio e per salutare anche i bambini di 6 anni che a settembre avrebbero iniziato la prima elementare. Abbiamo unito le tavole, appeso i palloncini colorati, messo la musica, distribuito le bevande e le fette di torta preparate dalle mamme. Che bella festa avevamo fatto! Ma era giunto il momento dei saluti: ho salutato con un grande abbraccio e un grande bacio tutti i miei piccoli e le maestre che con la loro gentilezza e pazienza mi erano state di grande aiuto in questo percorso.
La prossima volta concluderò aggiungendo qualche mia riflessione. J

sabato 21 aprile 2012

Le attività svolte: tutti insieme


Cari amici,
ora dobbiamo continuare a parlare della mia esperienza al servizio per l’infanzia, “Il Girotondo”, ricordate?
Con il passare dei giorni avevo imparato a conoscere pienamente il servizio e osservando la metodologia applicata dalle altre educatrici ero pronta a cimentarmi nel lavoro con più consapevolezza.
Già dopo qualche giorno infatti, potevo accogliere i bambini che arrivavano: alcuni entusiasti e contenti entravano nel grande box e salutavano la mamma, quelli più piccoli specialmente, iniziavano a piangere perché non volevano lasciare la mamma e con tenerezza li prendevo in braccio e li consolavo cercando di distrarli con i loro giocattoli preferiti.
C’era una cartella che le maestre dovevano riempire annotando l’ora di arrivo e l’ora in cui i genitori andavano a riprendere i loro bambini, se facevano colazione e pranzavano e l’ora del pisolino e l’evacuazione. Inoltre, avevo imparato che c’era una tabella di marcia da rispettare, per quanto riguarda l’orario della merenda, del pranzo, del pisolino e del cambio.
Nella prima parte della mattinata ero impegnata ad intrattenere i bambini più piccoli: giocavo con loro con gli animaletti e i sonagli adatti alla loro età, per cui anche se li mettevano in bocca non c’era nessun pericolo, contribuendo a sviluppare i cinque sensi. Cantavo le canzoncine che a loro piacevano tanto e mettevano una tale allegria!
In seguito, aiutavo l’altra educatrice a dare la merenda a ciascuno: alcuni avevano scoperto il gusto del salato e impazzivano per i crackers! Questa cosa mi aveva davvero stupita. Mentre per quelli di 6-8 mesi c’era per loro un gran bel biberon! Non era semplice gestire più bambini contemporaneamente: bisognava dare la merenda, tranquillizzarli poiché qualcuno era agitato e controllare che non cercassero di scendere dal seggiolone. Poche volte accendavamo la televisione per far vedere dei cartoni ma solo per poco, in quanto i giocattoli e gli amici erano ancora meglio!
Terminata la merenda per alcuni era l’ora del pisolino: nonostante fossero stanchi per la mattinata di gioco e magari per essersi svegliati presto, non ne volevano proprio sapere di dormire e così occorreva cullarli e cantare delle ninna nanne per farli addormentare. 
Aiutavo anche a pulire e poi continuavo a giocare con i bambini rimasti svegli. Le bolle di sapone era una cosa che piaceva moltissimo sia ai più grandi e sia ai più piccoli e spesso le facevo quando erano particolarmente agitati per riportare la quiete; infatti quando piangeva uno, per empatia poi si mettevano a piangere tutti.
Con i bambini dai 3 ai 6 anni partecipavo alle attività grafico-pittoriche: coloravano con i pastelli oppure con i pennarelli, i colori a cera; abituati dalle attività di disegno alla scuola dell’infanzia erano in grado di realizzare dei collage e lavorare anche con il punteruolo.
Due attività le ritenevo particolarmente importanti ed estremamente educative nei confronti dei bambini: una era la lettura di un racconto e l’altra era la musica.
Infatti, la narrazione di una storia gioca un ruolo centrale nell’infanzia ed è importante iniziare questa attività fin dai piccoli, in quanto avvicinare il bambino alla lettura è positivo e affascinato anche dalle immagini presenti nel libro, permette di promuovere un contatto con gli adulti di riferimento, aiuta a dare volto all’emotività del piccolo riconoscendo le proprie emozioni, a collegare il mondo interiore ed esteriore e a conoscere se stesso.
Un’altra pratica importante era l’introduzione alla musica: integrando il fare e l’ascoltare le canzoni i bambini potevano vivere la spontaneità di una corsa, di un salto, di una capriola e di diverse posizioni corporee. I movimenti e le posture permettevano di accentuare le sensazioni provenienti dalla stimolazione corporea. In questo modo i piccoli imparavano a sviluppare uno dei cinque sensi l’udito, ad ascoltare e ascoltarsi. Imparare divertendosi, infatti è uno dei modi più efficaci per apprendere.
Dopo queste attività educative giungeva l’ora del pranzo: i più piccoli nel seggiolone con le pappe, mentre i più grandi si sedevano con le loro seggioline attorno ad una tavola. I bambini di pochi mesi dovevano imparare a deglutire bene oppure avevano appena imparato e bisognava prestare attenzione con le cucchiate. Quelli dai 3 ai 6 anni invece, erano capaci di mangiare la pasta oppura il secondo da soli, ma spesso bisognava stimolarli perché terminassero di mangiare tutto. Dopo il pranzo aiutavo a ripulire e a sistemare i giocattoli e la mia giornata di lavoro era conclusa.
Le prossime volte vi riassumerò le difficoltà che ho riscontrato e le mie riflessioni. A presto
J.

giovedì 19 aprile 2012

"Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra!


Ciao a tutti e ben ritrovati!
La scorsa volta vi avevo lasciato iniziando a raccontarvi dell'asilo "Il Girotondo". Come vi avevo accennato io e la mia compagna siamo andate a scoprire il servizio: subito una maestra ci ha accolto nell'ufficio in modo molto gentile cercando di metterci a nostro agio. Dopo aver sbrigato le faccende pratiche dei documenti ci ha illustrato il nido: c'era un grande box pieno di giochi con i bambini più grandi dai 3 ai 6 anni, mentre nell'altra stanza c'era l'altra maestra con quelli più piccoli dai 6 mesi ai 3 anni e anche qui molti giochi e anche i seggioloni. Perciò, avremmo dovuto stare un pò da una parte e un pò dall'altra in modo da interagire con tutti i bambini.
Il primo incontro era andato bene e avevo ricevuto una gran bella impressione sia dalle maestre e sia dal servizio. Io avrei cominciato il 13 luglio e avrei terminato il 7 agosto dalle 8.30 alle 12.30 dal lunedì al venerdì. Prima che arrivasse il gran giorno per iniziare ero molto entusiasta e avevo una gran voglia di mettermi alla prova! Avvicinandoci al primo giorno però, è iniziata a salire un po' l'agitazione: in fin dei conti sarei andata lì con molta teoria dagli studi a scuola, ma con nessuna nozione pratica; alcune volte mi ero occupata delle mie cuginette ma non era la stessa cosa. Però, mi sono convinta ad essere positiva e a non farmi prendere dal panico ancor prima di iniziare! Sarei andata lì piena di buoni propositi e con tanto impegno e determinazione e ce l'avrei fatta!
E così è arrivato il primo giorno ... Non nego che sia stato un po' difficile ... Mi sono presentata puntuale e come prima cosa la maestra mi ha indicato di andare ad aiutare l'altra educatrice con i più piccoli. Non c'erano ancora molti bambini perchè sarebbero arrivati più tardi durante la mattinata, ma così ne potevo approfittare per conoscere quelli presenti e iniziare a relazionarmi con loro. Cosa ben prevedibile e come avevo già imparato al tirocinio svolto alle elementari, i bambini così piccoli oltretutto, non si facevano avvicinare con molta facilità e avevano uno sguardo diffidente. Questo non era molto incoraggiante, poi aggiunto al fatto che non sapevo nemmeno bene come muovermi e cosa fare, la ricetta che ne usciva non era molto promettente ... Ma mi sono seduta nel grande tappeto vicino a tutti i bambini e all’educatrice, la quale mi ha presentato come la nuova maestra (ero così felice quando mi ha chiamata così) che sarebbe stata insieme con loro. L'educatrice stava cercando di calmare un bambino appena arrivato e che non era molto felice di stare lì e di essersi staccato dalla mamma, attraverso delle canzoncine: i bambini le conoscevano bene e le cantavano pure loro, era come una magia; imparare le canzoni si sarebbe rivelato molto utile, perchè ai bambini piacevano ed era un rimedio per tranquillizzarli.
A metà mattinata era l'ora della merenda e ho aiutato la maestra a disporre bene i seggioloni per tutti i bambini e a dare il succo di frutta oppure il vasetto di frutta, il dolcetto o il biberon per i più piccoli. In seguito, ho giocato con i bambini con gli animaletti, i sonagli, i peluches e controllando soprattutto che non si facessero male a salire e scendere dallo scivolo.
A conclusione della mattinata sono passata nell’altra stanza per conoscere anche i bambini più grandi: era il momento del disegno. Tutti i bambini seduti in ordine con le loro seggioline attorno alla tavola erano pronti a colorare con i pennarelli il sole sorridente sul foglio, anche se poi naturalmente durante l’attività qulcuno ha iniziato a girovagare per la stanza con i pennarelli in mano. In base all’età i più grandi riuscivano a rispettare i contorni della figura e a non lasciare spazi bianchi colorando in modo uniforme, mentre quelli più piccoli non avevano ancora acquisito bene questa capacità. Ma tutti erano stati bravissimi e meritavano un complimento!  Ora infatti, potevano essere liberi di giocare con la cucina e le pentole oppure con le costruzioni ed io dovevo controllare che non bisticciassero o si facessero male.
E così il primo giorno era passato … Quante belle cose avevo fatto con quei piccolini ed era solo l’inizio … J

giovedì 12 aprile 2012

AL "GIROTONDO!"


Ciao a tutti!!!
Eccomi ancora qui per continuare con i miei racconti ... Oggi è arrivato il momento di scrivere il nucleo centrale delle mie esperienze di tirocinio: lo stage presso un asilo "Il Girotondo" nella mia città. 
Verso la fine della terza liceo visto la bella esperienza che avevo vissuto alla scuola elementare che vi ho raccontato la volta precedente, ho deciso di svolgere un nuovo stage durante l'estate: in verità inizialmente avevo scelto una libreria come luogo in cui svolgere il mio tirocinio. Non avevo bene le idee chiare, sapevo che volevo fare lo stage ma non sapevo bene cosa e così avevo indicato come mia scelta la libreria, decisione più di natura pratica, in quanto la libreria si trovava vicino casa mia, più che amore per i libri. Una mia amica invece, era stata assegnata all'asilo che vi ho nominato prima, "Il Girotondo" per l'appunto. Quando, ho saputo questo mi è dispiaciuto di non averlo indicato anch'io e mi sono pentita un po' della mia scelta. Ma per fortuna niente era ancora stabilito: non c'era più posto disponibile per la libreria perchè erano già stati assegnati e così anch'io potevo eseguire lo stage lì! Un gioco del destino? :)
Alla fine della scuola io e la mia compagna ci siamo recate all'asilo per presentarci alle maestre, le quali ci avrebbero mostrato gli spazi e spiegato un pò i nostri compiti.
Ma sto già correndo ... :) Infatti mi sono ripromessa di spiegarvi bene questo tirocinio secondo le tappe fondamentali che lo hanno caratterizzato, in quanto è stata un'esperienza fondamentale per me e ci sono particolarmente affezionata.
Perciò la prossima volta continuerò con il racconto :) A presto. Baci Baci.


GIROTONDO DI TUTTO IL MONDO


Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina,
dove è sera se qui è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci,
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa,
per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui i meridiani.
- Gianni Rodari-


Questa filastrcca del famoso scrittore per bambini e ragazzi Gianni Rodari a me piace moltissimo: è semplice ma racchiude un grande significato e vale la pena spenderci un minuto per riflettere, poichè spesso presi tutti dalle nostre faccende ci dimentichiamo delle cose che valgono davvero e che hanno importanza. Magari è stata una filastrocca come questa ad ipirare il nome dell'asilo, che ne pensate?


Alle elementari!


Eccomi di nuovo qui! 
Se vi ricordate devo concludere il racconto dello stage compiuto alle elementari.
E' arrivato il momento di trarre un po' delle riflessioni: un elemento di estrema importanza che abbiamo potuto notare sin dalle prime lezioni a cui abbiamo partecipato, è che la scuola elementare riproduce un ambiente familiare e costituisce un punto di riferimento per il bambino. La maestra rappresentava per loro una figura fondamentale, un modello da seguire e le erano tutti molto legati: lei con la sua gentilezza e pazienza e grande esperienza cercava un continuo dialogo con i bambini tenendo conto delle loro sollecitazioni; trasmetteva contenuti in modo semplice rispettando le esigenze e l'età dei bambini. Il metodo prevalente era quello intuitivo: i bambini apprendevano in particolare attraverso le immagini e manipolando gli oggetti, sottolineando ancora la loro esigenza di concretezza e di mantenere un contatto con la realtà. Inoltre, la maestra prediligeva anche il lavoro di gruppo in modo che i suoi alunni partecipassero in modo attivo relazionandosi e confrontandosi con i pari.
Disegno che mi ha regalato 
una bambina
A quel punto dell'anno avevano già imparato la addizioni e le sottrazioni e la maestra stava insegnando loro le moltiplicazioni e le divisioni e svolgevano molti esercizi di coniugazione dei verbi in tutti i modi e i tempi. Poichè eravamo riuscite a conquistarci un po' la loro fiducia, potevamo allontanarci dal nostro angolino e andare ad aiutarli con gli esercizi di matematica e di grammatica e la cosa che mi ha lasciato stupita, è che se all'inizio non acconsentivano al nostro sostegno molto facilmente poi, accettavano felici i consigli, segno che ormai avevamo conquistato la loro fiducia. Conferma di questo grande traguardo è i disegni che i bambini hanno iniziato a regalarci.
Un giorno abbiamo aiutato la maestra a preparare una torta in classe insieme ai bambini per la merenda. Il momento della ricreazione infatti era fondamentale: veniva preparata fuori dell'aula una grande tavola dove sistemare le bevande e la merenda. Così i piccoli potevano mangiare tutti insieme e poi divertirsi a giocare. Questa pausa tra le lezioni era il momento più bello in cui potevamo sentirci coinvolte a pieno, interagire e collaborare con i bambini.
Un momento che ricordo con molta felicità è quando abbiamo aiutato la maestra e i bambini per la festa di carnevale: abbiamo riunito tutti i banchi per creare una grande tavola, abbiamo sistemato i piatti, le salviettine, i bicchieri per tutti, ma soprattutto abbiamo aiutato i bambini a vestirsi con i loro abiti e le loro maschere colorate. Un bel ricordo sono i loro sorrisi quando li abbiamo truccati in tema al loro vestito per la festa.
Le ultime due volte abbiamo realizzato anche un progetto per i bambini: abbiamo letto per loro una storia e i piccoli dovevano fare a riguado degli esercizi e un bel disegno e tutti hanno aderito con entusiasmo e felicità all'attività che abbiamo proposto.
Disegno di una bambina per
salutarmi
L'ultimo giorno, è stato un po' triste abbandonare tutti quei bambini a cui ci eravamo tanto affezionate, ma loro per mandare via tutta quella malinconia ci hanno regalato dei bellissimi disegni per salutarci e la maestra ci ha fatto promettere che saremo andate a ritrovarli presto.
Questa è stata un'esperienza unica per me: la mia prima attività pratica e la cosa più bella è stata superare le difficoltà e l'imbarazzo sia da parte mia sia da parte dei bambini per costruire un bel legame basato sulla fiducia e l'affetto.
Spero che l'esperienza che vi ho appena raccontato vi sia piaciuta e vi sia stata utile. Ci risentiamo presto con altri racconti. Baci.

venerdì 6 aprile 2012

Ritorno alla scuola elementare!

Come già vi ho anticipato il terzo anno delle superiori io ed una mia compagna  per tutto il periodo invernale abbiamo svolto il primo  tirocinio a Chioggia alla scuola elementare "Don Milani". Questa è la stessa scuola in cui io stessa avevo frequentato le elementari: è stato come un tuffo nel passato! All'inizio è stato un po' strano per me entrare nella mia vecchia scuola, dove avevo trascorso cinque anni bellissimi insieme alle maestre e ai miei compagni di classe, andando ad osservare  ora bambini come quando ero piccola io.
Io e la mia compagna entravamo in una classe quarta in veste di osservatrici: dovevamo seguire e annotare ciò che facevano i bambini, come si comportavano, il loro legame con la maestra e come quest'ultima si rapportava con loro.
Il primo giorno di tirocinio è stato il più difficile: io mi sentivo un po' disorientata a ritornare lì per seguire altri bambini, per la mia compagna lo stesso poichè si trattava per lei di un ambiente nuovo. I bambini come facilmente si poteva prevedere e comprendere, inizialmente ci guardavano con uno sguardo un po' diffidente, poichè eravamo due persone nuove che non avevano mai visto e probabilmente ci vedevano come delle intruse che si erano intrufolate nella loro classe per chissà quale motivo. La maestra invece, ci ha accolto calorosamente facendoci sentire a nostro agio e in modo molto tenero ha rassisurato i bambini spiegando che eravamo due ragazze del liceo che pensavano in futuro di diventare proprio come la loro maestra  e che li avremo accompagnati per un periodo un giorno alla settimana, per vedere un po' come funziona e per stare un po' insieme a loro. A questo punto ci siamo presentate e abbiamo a nostra volta tentato di tranquillizzare i bambini, dicendo che ci saremo messo in un angolino e saremmo diventate come invisibili e che loro avrebbero dovuto comportarsi naturalmente come se non ci fossimo. I bambini però non si sono fatti ingannare facilmente e spesso ci guardavano con uno sguardo a volte incuriosito e a volte imbarazzato. Ma per fortuna questo era solo l'inizio ed io e la mia compagna non ci siamo scoraggiate: con il passare delle settimane infatti, i bambini si erano abituati alla nostra presenza e al giovedì aspettavano il nostro arrivo anche con un sorriso. 
Ma per la fine del racconto dovrete aspettare la prossima volta :) Baci.



giovedì 5 aprile 2012

La scelta del mio argomento: perchè proprio "STAGE CON I PICCOLI"?


Per iniziare questa nuova esperienza voglio spiegare per prima cosa perchè ho scelto proprio questo tema da dedicare al mio blog. Il professore ci ha comunicato che avremmo dovuto creare un nostro blog personale come parte di questo corso d'informatica, utile anche successivamente alla conclusione del corso magari anche d'aiuto per trovare in futuro un lavoro. Cosa fondamentale per il blog: essere in qualche modo unico, originale diverso da tutti gli altri. Perciò la scelta dell'oggetto da trattare è molto importante per realizzare il proprio blog. Dunque, io ho pensato di parlare di qualcosa che mi riguardasse da vicino, di cui avevo fatta diretta esperienza: i miei diversi  tirocini effettuati durante la scuola superiore. Da qui, la scelta del titolo " STAGE CON I PICCOLI": qualcosa che conosco e che ho sperimentato in prima persona e in linea con il mio percorso di studi, Educatore della prima infanzia, e con la figura professionale che intendo intraprendere.
Infatti, ho frequentato il Liceo socio psico pedagogico e la mia scuola mi ha offerto durante i cinque anni, in particolare nell'ultimo triennio, diverse possibilità di stage come parta pratica da affiancare a quella teorica affrontata in classe e come orientamento per il proprio futuro. Io ho sfruttato questa disponibilità di tirocinio perchè pensavo fosse utile provare e sperimentare direttamente sul campo e infatti queste esperienze si sono rivelate di estrema importanza.
Dunque, nei miei prossimi post vi parlerò del mio stage ad una scuola elementare, di quello effettuato presso un asilo nido, del progetto realizzato insieme alle mie compagne di classe del liceo per una scuola dell'infanzia e della visita alla scuola steineriana. Ma tutto questo ve lo racconterò per bene nei miei successivi interventi! Spero di avervi incuriosito :) A presto.

venerdì 30 marzo 2012

Il mio primo post


Ciao a tutti! 
Questa è la prima volta che scrivo nel mio blog :) Spero diventi un'occasione per raccontare e condividere con voi le mie esperienze. Ciao a presto.