giovedì 26 aprile 2012

Come fare?

Le difficoltà e i sorrisi

Cari amici,
come vi ho già accennato raccontandovi del primo giorno e come avrete potuto intuire, questo tirocinio non è stato semplice, ma anzi pieno di ostacoli. Ma in fondo a chi piacciono le cose facili?
Il primo giorno è stato assolutamente quello più difficile: entravo a far parte di un ambiente nuovo che non conoscevo, dovevo abituarmi ad esso ed entrare in relazione con le colleghe e soprattutto con i bambini; ma anche le educatrici e i bambini stessi dovevano conoscermi ed abituarsi alla mia presenza.
La mia paura più grande che mi ha accompagnata soprattutto nei primi tempi era quella di non essere all’altezza del mio compito e che questa esperienza risultasse un fallimento. Ma fortunamente essa poi è scomparsa: il disorientamento e l’incertezza hanno lasciato spazio a più serenità e consapevolezza. Giorno per giorno e con l’aiuto delle altre educatrici che mi hanno guidato in questo percorso, ho imparato a muovermi nell’ambiente e comprendere quale era il mio ruolo e quali compiti dovevo eseguire concretamente, ma cosa più importante ho imparato a conoscere ogni singolo bambino con le sue caratteristiche, le sue esigenze e a relazionarmi con loro.
Alcuni episodi penso possano essere esplicativi delle difficoltà che ho incontrato: a volte rimanevo da sola con più bambini e quindi dovevo gestirli e controllarli io e soprattutto all’inizio che per loro ero una persona nuova, non mi ascoltavano e così regnava il chiasso e il disordine totale. Ma non mi facevo prendere dal panico, facevo un bel respiro e prendevo in mano la situazione: in modo deciso dicevo ai bambini di non urlare e mi inventavo un gioco da poter fare tutti insieme così da rimanere uniti e averli tutti sotto i miei occhi. Un episodio simile mi è accaduto quando dovevo occuparmi del momento del disegno con i bambini più grandi: alcuni si rifiutavano di colorare e volevano continuare a giocare e così distraevano gli altri ed erano un intralcio all’attività. L’altra educatrice mi ha vista un po’ in difficoltà ed è intervenuta e ha fatto in modo che tutti i bambini le obbedissero e si sedessero per colorare. Questo non l’ho visto come una sconfitta, ma anzi in quel momento le ero grata di essere intervenuta; infatti penso sia un gesto di grande maturità riconoscere la propria difficoltà e lasciarsi aiutare. Ho sempre considerato l’aiuto delle altre educatrici molto prezioso, in quanto avevo molto da imparare da loro e io mi trovavo solo all’inizio. Un altro momento in cui ho dimostrato un po’ di indecisione è quello del pranzo: alcuni bambini tra i più grandi si rifiutavano di mangiare e io non sapevo cosa fare, perché da un lato non volevo sgridarli e obbligarli a mangiare se non volevano, ma dall’altro erano abituati a fare i capricci e a non voler mangiare tutti i giorni. Poi, pensavo che vedendomi come la maestra nuova e non la loro educatrice di riferimento se ne approfittassero un pochino: l’altra educatrice mi ha aiutata perché anche lei aveva capito che facevano i furbetti con me e li ha sgridati e li ha fatti mangiare almeno un po’. Questi episodi non li vedo in modo negativo, ma anzi hanno fatto parte della mia esperienza e li voglio ricordare molto bene, perché è proprio con l’esperienza che si impara. Oltretutto la cosa più importante e di cui vado orgogliosa è che con il tempo sono riuscita a fronteggiare situazioni come queste, superando così quello che rappresentava per me uno dei tanti scogli.
I momenti che ricordo con affetto e tenerezza è quando prendevo in braccio i più piccoli e li coccolavo o li cullavo per farli addormentare; quando mi cercavano per mostrarmi una cosa o per raccontarmi qualcosa o per farsi consolare da me o erano tristi se mi allontanavo, mi riempivano di gioia, perché voleva dire che non ero più una persona nuova e a loro estranea ma avevo conquistato la loro fiducia ed ero riuscita a relazionarmi veramente con loro.
 L’ultimo giorno di tirocinio è stato triste ma anche tra i più belli in quanto mi ha dato ancora dimostrazione che non ero più un estranea o invisibile, ma avevo fatto un buon lavoro ed ero riuscita a costruire veramente qualcosa con quei bambini: in quei giorni avevo compiuto gli anni e così abbiamo fatto una grande festa per festeggiare insieme il mio compleanno e anche come saluto visto che avevo concluso il mio tirocinio e per salutare anche i bambini di 6 anni che a settembre avrebbero iniziato la prima elementare. Abbiamo unito le tavole, appeso i palloncini colorati, messo la musica, distribuito le bevande e le fette di torta preparate dalle mamme. Che bella festa avevamo fatto! Ma era giunto il momento dei saluti: ho salutato con un grande abbraccio e un grande bacio tutti i miei piccoli e le maestre che con la loro gentilezza e pazienza mi erano state di grande aiuto in questo percorso.
La prossima volta concluderò aggiungendo qualche mia riflessione. J

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